Skip to main content

Articolo a cura di Raffaella Castigliego

La locuzione “essere shockato” trovarsi “sotto shock” è sicuramente qualcosa con cui tutti noi abbiamo abbastanza familiarità. Quante volte, in una situazione di estremo stupore o sgomento, abbiamo usato questa locuzione per esprimere il nostro stato d’animo?

Quello che molti non sanno è che in medicina questo termine è spesso usato per indicare un quadro clinico molto grave che coinvolge il sistema cardiocircolatorio, quadro che può presentare molteplici cause alla base del suo manifestarsi.

Il sistema Cardiocircolatorio

Sistema Cardiocircolatorio

Prima di iniziare è necessario chiarire dei concetti di fisiologia ed emodinamica che governano in ogni momento la situazione nei nostri vasi. Immaginiamo il nostro sistema cardiocircolatorio come una caldaia: i vasi sono i tubi in cui scorre il liquido, il cuore  è il motore che permette a questo liquido di scorrere e gli organi sono i termosifoni, gli “utenti” di questo servizio. Esattamente come succede in una caldaia, in cui il liquido deve essere mantenuto ad una certa pressione affinché possa garantire il corretto “approvvigionamento” a tutti gli utenti, allo stesso modo il sangue nei vasi va mantenuto a una pressione sistemica ben definita affinché possa perfondere nella maniera più efficiente i vari distretti corporei.

Il valore della pressione non è una cosa da poco: esattamente come nella caldaia, una pressione troppo alta potrebbe creare danni ai vasi in primis, che si troverebbero in questo modo a dover fronteggiare una forza che va oltre il loro ideale, e agli organi in secundis. Chiaramente una pressione troppo bassa non è sufficiente a garantire il giusto flusso e di conseguenza il giusto  “approvvigionamento”  di ossigeno e nutrienti ai vari organi.

E’ bene ricordare tre fattori da cui dipende la pressione sistemica: la gittata cardiaca (attività di pompa), la resistenza dei vasi (che dipende dal loro diametro) e infine la volemia (quantità di liquido che è presente nei vasi).

Quando la pressione cala di 40mmHg, la sistolica è inferiore a 90mmHg e la differenza tra sistolica e diastolica non supera i 60mmHg il nostro paziente è in shock.

Quali sono le cause di shock?

Le cause e i tipi di shock sono molteplici.

  • Shock cardiogeno: molto intuitivamente un danno che infici l’attività pulsatile del cuore fa venir meno il motore che pompa il sangue nei vasi.
  • Shock ipovolemico: non c’è niente da fare, se la nostra caldaia da qualche parte perde il liquido inevitabilmente sarà difficile mantenere la pressione a livelli ottimali. Le cause di queste “perdite” possono essere molteplici, tra cui emorragie imponenti, vomito e diarrea incoercibili, ustioni che lasciano evaporare i liquidi ed anche alcune situazioni nel diabetico che possono portare a perdita di acqua con le urine
  • Shock distributivo: il sangue si concentra maggiormente in una zona del corpo venendo così “rubato” agli altri organi. È questo il caso dello shock settico (da infezione batterica) e anafilattico (da reazione allergica). L’infezione batterica o la reazione allergica, in questi casi, possono indurre delle modifiche ai vasi che si dilatano enormemente, riducendo in questo modo la pressione sistemica.
  • Shock ostruttivo: non arriva abbastanza sangue al cuore a causa di un ostruzione a monte, e in questo modo fa fatica a pompare il sangue in circolo. Può essere dovuto a un’embolia polmonare o a un tamponamento cardiaco.
I vari tipi di Shock

Come si arriva allo shock?

Fortunatamente lo shock non è una risposta immediata. Prima di arrivare allo shock vero e proprio entrano in gioco alcuni meccanismi di compensazione, principe tra questi è l’attivazione del sistema simpatico con il rilascio di adrenalina dal surrene. Infatti assistiamo a un accelerazione del battito cardiaco e della forza di contrazione (per aumentare la gittata), una vasocostrizione dei vasi periferici accompagnata da una vasodilatazione dei vasi che portano il sangue agli organi vitali (per dirottare fino all’ultima goccia agli organi vitali) e una stimolazione del rene per fare in modo che elimini meno acqua possibile con le urine (ritenzione idrica). Inoltre, sempre per mantenere più liquidi possibili, al livello centrale sono attivati i meccanismi della sete.

Solo quando tutti i meccanismi di compenso falliscono, il paziente manifesta lo shock.

Come si presenta un shock?

Il paziente shockato è tipicamente pallido (tranne nello shock anafilattico, che inizialmente si manifesta con rossore), sudato freddo, con un battito cardiaco accelerato e una pressione bassa. Provando a sentire il polso questi risulterà molto debole e il respiro sarà affannato. La terapia principale, a parte curare le cause che hanno scatenato lo shock, è la somministrazione di liquidi endovena, somministrare ossigeno, correggere il pH e somministrare vasopressina.

Tipici sintomi di un paziente sotto Shock